(Libero news, 02.09.2009)
Obama ha cancellato la Luna. Una commissione governativa composta da ricercatori, rappresentanti della Casa Bianca ed ex astronauti ha preso atto dei tagli che il presidente ha annunciato sul budget della Nasa. Concludendo che le risorse disponibili sono sideralmente lontane dai 150 miliardi dollari necessari per rimandare l’uomo sulla superficie del nostro satellite entro il 2020. Così rischia di finire nel congelatore l’intero progetto Constellation, varato dall’ex presidente George W. Bush.
La notizia non era inattesa. Libero l’aveva anticipata all’inizio del mese di giugno. Ora però c’è la certezza. Finisce in soffitta pure l’imponente programma di ricerca scientifica e tecnologica per sviluppare la generazione di veicoli spaziali destinati a sostituire le navette shuttle. Entrate in servizio all’inizio degli anni Ottanta sono prossime all’ultimo atterraggio. Sono previsti altri sei voli, per portare uomini e rifornimenti alla stazione spaziale orbitante. Dopodiché, tra la fine del 2010 e l’inizio dell’anno successivo, diventeranno ferraglia da rottamare.
E qui entrava in gioco il nuovo veicolo spaziale su cui Bush aveva scommesso per rilanciare gli Usa come potenza interplanetaria. La navicella Orion, stretta parente della vecchia Apollo che nel 1969 aveva portato gli astronauti americani sulla Luna, doveva entrare in servizio nel 2015. Il tempo necessario per sviluppare il gigantesco razzo vettore Ares 5, capace di portare fuori dall’atmosfera terrestre 5 astronauti e una quantità notevole di rifornimenti. A cominciare dalle riserve di ossigeno.
Fin qui la storia che Libero aveva anticipato. Ma c’è una novità. Visto che la finestra fra l’ultimo decollo degli Shuttle e il primo della Orion pare destinata ad allungarsi fino al 2028 c’è chi a Washington pensava di salvare la faccia utilizzando razzi cargo per spedire gli astronauti americani almeno sulla stazione spaziale orbitante. L’alternativa è di quella da far venire la pelle di cappone anche al meno patriottico fra gli statunitensi: chiedere un passaggio ai russi sulle navicelle Soyuz, sopravvissute al crollo dell’impero sovietico. Oppure ai cinesi, che nel 2003 hanno spedito in orbita il loro primo taikonauta (dal cinese "tàikong”).
Possibile che lo zio Sam chieda un taxi spaziale agli ex nemici storici. Possibile, ma molto, molto difficile. Ecco perché alcuni cervelloni dell’entorurage di Obama hanno partorito l’idea di impiegare razzi cargo modificati. Le società produttrici sono già state contattate e hanno dato piena disponibilità. A cominciare dalla Lockheed Martin. Ma c’è un problemino che forse nessuno - né alla Casa Bianca né alla Nasa - aveva considerato: gli astronauti hanno fatto sapere che non intendono volare su razzi destinati a lanciare in orbita dei satelliti o poco più. E non è escluso che dichiarino il primo sciopero dello spazio nella storia dell’uomo.
In realtà esiste una terza eventualità, che la Nasa non vuole neppure prendere in considerazione. Si tratta di un progetto, nome in codice Direct 2.0, elaborato da un gruppo di 100 fra ricercatori e scienziati usciti a vario titolo dall’ente spaziale Usa. Il progetto sfrutta i motori attualmente impiegati dallo Shuttle e i tre serbatoi di carburante che lo spingono in orbita. Nessuna nuova tecnologia. Costo complessivo 16 miliardi di dollari per lo sviluppo più altri 19 miliardi per garantire i primi 3 anni di missioni. Ritorno sulla Luna garantito entro il 2017. Primi lanci fra il 2014 e il 2015. Ma forse questa idea ha il “difetto” di costare troppo poco. E di rendere ancora meno ai contractor che lavorano per la Nasa. Resta da capire se su questo razzo gli astronauti ci salirebbero.
Obama ha cancellato la Luna. Una commissione governativa composta da ricercatori, rappresentanti della Casa Bianca ed ex astronauti ha preso atto dei tagli che il presidente ha annunciato sul budget della Nasa. Concludendo che le risorse disponibili sono sideralmente lontane dai 150 miliardi dollari necessari per rimandare l’uomo sulla superficie del nostro satellite entro il 2020. Così rischia di finire nel congelatore l’intero progetto Constellation, varato dall’ex presidente George W. Bush.
La notizia non era inattesa. Libero l’aveva anticipata all’inizio del mese di giugno. Ora però c’è la certezza. Finisce in soffitta pure l’imponente programma di ricerca scientifica e tecnologica per sviluppare la generazione di veicoli spaziali destinati a sostituire le navette shuttle. Entrate in servizio all’inizio degli anni Ottanta sono prossime all’ultimo atterraggio. Sono previsti altri sei voli, per portare uomini e rifornimenti alla stazione spaziale orbitante. Dopodiché, tra la fine del 2010 e l’inizio dell’anno successivo, diventeranno ferraglia da rottamare.
E qui entrava in gioco il nuovo veicolo spaziale su cui Bush aveva scommesso per rilanciare gli Usa come potenza interplanetaria. La navicella Orion, stretta parente della vecchia Apollo che nel 1969 aveva portato gli astronauti americani sulla Luna, doveva entrare in servizio nel 2015. Il tempo necessario per sviluppare il gigantesco razzo vettore Ares 5, capace di portare fuori dall’atmosfera terrestre 5 astronauti e una quantità notevole di rifornimenti. A cominciare dalle riserve di ossigeno.
Fin qui la storia che Libero aveva anticipato. Ma c’è una novità. Visto che la finestra fra l’ultimo decollo degli Shuttle e il primo della Orion pare destinata ad allungarsi fino al 2028 c’è chi a Washington pensava di salvare la faccia utilizzando razzi cargo per spedire gli astronauti americani almeno sulla stazione spaziale orbitante. L’alternativa è di quella da far venire la pelle di cappone anche al meno patriottico fra gli statunitensi: chiedere un passaggio ai russi sulle navicelle Soyuz, sopravvissute al crollo dell’impero sovietico. Oppure ai cinesi, che nel 2003 hanno spedito in orbita il loro primo taikonauta (dal cinese "tàikong”).
Possibile che lo zio Sam chieda un taxi spaziale agli ex nemici storici. Possibile, ma molto, molto difficile. Ecco perché alcuni cervelloni dell’entorurage di Obama hanno partorito l’idea di impiegare razzi cargo modificati. Le società produttrici sono già state contattate e hanno dato piena disponibilità. A cominciare dalla Lockheed Martin. Ma c’è un problemino che forse nessuno - né alla Casa Bianca né alla Nasa - aveva considerato: gli astronauti hanno fatto sapere che non intendono volare su razzi destinati a lanciare in orbita dei satelliti o poco più. E non è escluso che dichiarino il primo sciopero dello spazio nella storia dell’uomo.
In realtà esiste una terza eventualità, che la Nasa non vuole neppure prendere in considerazione. Si tratta di un progetto, nome in codice Direct 2.0, elaborato da un gruppo di 100 fra ricercatori e scienziati usciti a vario titolo dall’ente spaziale Usa. Il progetto sfrutta i motori attualmente impiegati dallo Shuttle e i tre serbatoi di carburante che lo spingono in orbita. Nessuna nuova tecnologia. Costo complessivo 16 miliardi di dollari per lo sviluppo più altri 19 miliardi per garantire i primi 3 anni di missioni. Ritorno sulla Luna garantito entro il 2017. Primi lanci fra il 2014 e il 2015. Ma forse questa idea ha il “difetto” di costare troppo poco. E di rendere ancora meno ai contractor che lavorano per la Nasa. Resta da capire se su questo razzo gli astronauti ci salirebbero.
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