giovedì 13 gennaio 2011

Il satellite Planck dell'ESA scopre ammassi di galassie mai individuati prima d'ora

Dal Cor.Sera Scienze 11.01.2011 (versione online)

Lavoro in team sull'asse Bologna-Orsay. «Sfogliamo il firmamento come fosse un carciofo»

Quell'occhio (italiano) nello spazio
che svela gli ultimi segreti dell'universo

Il satellite Planck dell'Esa, un gioiello da 700 milioni, scopre ammassi di galassie mai individuati prima d'ora

 
La nuova mappa dell'universo tracciata grazie a Planck
La nuova mappa dell'universo tracciata grazie a Planck
E’ la fotografia dell’universo più dettagliata mai realizzata capace di rivelare mondi finora sconosciuti, una nuova visone del cosmo. A scattarla, sommando mesi di osservazioni, è stato il satellite Planck dell’Agenzia spaziale europea ESA con due strumenti: LFI, governato da Reno Mandolesi dell’Istituto nazionale di astrofisica a Bologna, e HFI da J. L.Puget dell’Institut d’Astrophysique Spatiale di Orsay (Francia). Il risultato è straordinario sia per l’insieme che mostra sia per i particolari che emergono dal buio cosmico e prima sconosciuti. Contemporaneamente trova risoluzione anche il mistero dell’ «emissione anomala a microonde» sulla quale da anni si concentravano senza successo gli astrofisici.
«CATALOGO» COMPLETO - La fotografia di Planck rivela una mappa del cielo che forma un catalogo visuale di migliaia di sorgenti freddissime rilevate grazie all’ampio spettro delle frequenze ora impiegate. «E’ il primo catalogo a tutto cielo a nove frequenze diverse, da 30 GHz a 857 GHz – precisa Reno Mandolesi – che racchiude le sorgenti della nostra galassia ed anche quelle extragalattiche. E’ un insieme di 15 mila sorgenti ed è un’assoluta novità che darà lavoro per anni a tutti i telescopi da Terra e dallo spazio».
GALASSIE IN EMBRIONE - Le immagini più impressionanti riguardano popolazioni di galassie che si stavano creando, degli embrioni insomma, da cui poi si generarono immense isole stellari mentre gli astri si coagulavano con una straordinaria velocità, da dieci a mille volte superiore a quella osservata nella nostra galassia. Queste isole celesti erano avvolte dalle polveri e solo grazie alle frequenze all’infrarosso si sono potute scoprire. «Così siamo riusciti a identificare 20 nuovi ammassi galattici, ammassi doppi, tripli e quindi di taglie gigantesche, mai intraviste in passato. Per il mistero delle emissioni anomale – continua Mandolesi - abbiamo finalmente visto con precisione di che si tratta: sono minutissimi granuli di polvere di dimensioni nanometriche che abbiamo ben misurato e analizzato nei loro spettri sciogliendo finalmente ogni enigma».
COME UN CARCIOFO - «Con Planck sfogliamo l’Universo come fosse un carciofo – aggiunge lo studioso bolognese con un’immagine chiarificatrice il lavoro effettuato con il satellite –. Abbiamo compiuto il primo sfoglio ed ora ci concentriamo sul secondo ancora più arduo e approfondito attraverso il quale riveleremo il volto dell’universo neonato appena 380 mila anni dopo il Big Bang da cui tutto ha avuto origine. E vedremo nei particolari ciò che fino adesso si poteva cogliere in modo incerto con altri satelliti».
SATELLITE FREDDO - Tutto ciò grazie al satellite più freddo mai costruito perché con diversi sistemi di raffreddamento (facendo ricorso anche all’elio liquido) la sua temperatura si mantiene a 230 gradi sotto lo zero centigrado mentre gli strumenti arrivano addirittura a cento millesimi di Kelvin. «Per la prima volta – spiega Enrico Saggese presidente dell’agenzia spaziale italiana ASI – gli strumenti di Planck oltre a ricevere la potenza dei segnali ne identificano anche la polarizzazione attraverso la quale si può decifrare lo sviluppo dell’universo. E il risultato è raccolto in nove mappe diverse ognuna delle quali relative alle diverse frequenze ricevute». La macchina è di straordinaria complessità e potrà lavorare ancora fino al 2012, cioè fino a quando le riserve di elio consentiranno il raffreddamento.
Il dettaglio di alcune delle galassie più antiche
Il dettaglio di alcune delle galassie più antiche
SUCCESSO ITALIANO - «L’Esa – prosegue Saggese - ha bandito una gara per la realizzazione degli strumenti rivolgendosi a chi aveva la tecnologia in grado di realizzarli e un progetto con gli scienziati capaci di indagare le nuove frontiere. L’Esa scegliendo l’Italia e il gruppo di ricercatori italiani guidati da Reno Mandolesi sottolinea la nostra capacità tecnologica e scientifica. L’Asi si è fatta carico della realizzazione dello strumento LFI finanziato assieme all’Inaf e costato 50 milioni euro. Nello stesso tempo abbiamo anche costruito una parte dello strumento francese. E’ stato un investimento nell’alta tecnologia che ora genera grandi scoperte scientifiche e permette ai nostri ricercatori di essere all’avanguardia. E’ solo in questo modo, cioè offrendo opportunità di alto livello in patria, che si evita la fuga dei cervelli. In secondo luogo bisogna riconoscere che senza innovazioni tecnologiche la scienza non può progredire». Il satellite Planck dell’Esa costato 700 milioni di euro è stato costruito da Thales Alenia Space nelle sedi di Cannes, di Torino e di Milano. Tra gli scienziati alcuni sono dell’università di Roma mentre a Trieste Andrea Zacchei dell’Inaf è responsabile del Data Processing Centre italiano dove sono raccolti i dati e che sono aperti e disponibili a tutta la comunità scientifica.

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