Dal Cor.Sera Scienze 11.01.2011 (versione online)
Lavoro in team sull'asse Bologna-Orsay. «Sfogliamo il firmamento come fosse un carciofo»
Quell'occhio (italiano) nello spazio
che svela gli ultimi segreti dell'universo
Il satellite Planck dell'Esa, un gioiello da 700 milioni, scopre ammassi di galassie mai individuati prima d'ora
La nuova mappa dell'universo tracciata grazie a Planck |
«CATALOGO» COMPLETO - La fotografia di Planck rivela una mappa del cielo che forma un catalogo visuale di migliaia di sorgenti freddissime rilevate grazie all’ampio spettro delle frequenze ora impiegate. «E’ il primo catalogo a tutto cielo a nove frequenze diverse, da 30 GHz a 857 GHz – precisa Reno Mandolesi – che racchiude le sorgenti della nostra galassia ed anche quelle extragalattiche. E’ un insieme di 15 mila sorgenti ed è un’assoluta novità che darà lavoro per anni a tutti i telescopi da Terra e dallo spazio».
GALASSIE IN EMBRIONE - Le immagini più impressionanti riguardano popolazioni di galassie che si stavano creando, degli embrioni insomma, da cui poi si generarono immense isole stellari mentre gli astri si coagulavano con una straordinaria velocità, da dieci a mille volte superiore a quella osservata nella nostra galassia. Queste isole celesti erano avvolte dalle polveri e solo grazie alle frequenze all’infrarosso si sono potute scoprire. «Così siamo riusciti a identificare 20 nuovi ammassi galattici, ammassi doppi, tripli e quindi di taglie gigantesche, mai intraviste in passato. Per il mistero delle emissioni anomale – continua Mandolesi - abbiamo finalmente visto con precisione di che si tratta: sono minutissimi granuli di polvere di dimensioni nanometriche che abbiamo ben misurato e analizzato nei loro spettri sciogliendo finalmente ogni enigma».
COME UN CARCIOFO - «Con Planck sfogliamo l’Universo come fosse un carciofo – aggiunge lo studioso bolognese con un’immagine chiarificatrice il lavoro effettuato con il satellite –. Abbiamo compiuto il primo sfoglio ed ora ci concentriamo sul secondo ancora più arduo e approfondito attraverso il quale riveleremo il volto dell’universo neonato appena 380 mila anni dopo il Big Bang da cui tutto ha avuto origine. E vedremo nei particolari ciò che fino adesso si poteva cogliere in modo incerto con altri satelliti».
SATELLITE FREDDO - Tutto ciò grazie al satellite più freddo mai costruito perché con diversi sistemi di raffreddamento (facendo ricorso anche all’elio liquido) la sua temperatura si mantiene a 230 gradi sotto lo zero centigrado mentre gli strumenti arrivano addirittura a cento millesimi di Kelvin. «Per la prima volta – spiega Enrico Saggese presidente dell’agenzia spaziale italiana ASI – gli strumenti di Planck oltre a ricevere la potenza dei segnali ne identificano anche la polarizzazione attraverso la quale si può decifrare lo sviluppo dell’universo. E il risultato è raccolto in nove mappe diverse ognuna delle quali relative alle diverse frequenze ricevute». La macchina è di straordinaria complessità e potrà lavorare ancora fino al 2012, cioè fino a quando le riserve di elio consentiranno il raffreddamento.
Il dettaglio di alcune delle galassie più antiche |
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